Questo testo è il frutto degli appunti presi durante la lezione del professore. Lo abbiamo analizzato, commentato e successivamente proposto dei titoli e poi deciso di pubblicarlo. La lezione del professore è tratta da La seconda meditazione di Cartesio sulla fisica e sui limiti della sensibilità.
Appunti sulla fisica di Cartesio
Cartesio dopo aver definito il pensiero e il pensare come principio indubitabile dell’esistenza, a partire dalla propria esperienza individuale, si pone anche il problema di definire l’esistenza del mondo esterno, delle cose fisiche che l’uomo percepisce con evidenza. In questo ambito Cartesio pone una domanda:
Che cosa possiamo noi conoscere veramente del mondo fisico?
Egli risponde a questo quesito con un esempio:
Se noi prendiamo un pezzo di cera, appena estratto dall’alveare in modo che non abbia ancora perso la dolcezza del miele e che conservi qualcosa dell’odore dei fiori, esso ci appare duro, freddo e resistente al tatto. Tali caratteristiche fanno in modo che il pezzo di cera appaia ai nostri sensi in maniera chiara e distinta, ovvero si potrebbe dire percettibile. Se il pezzo di cera lo mettiamo vicino al fuoco la cosa percepita muta. La cera continua a rimanere cera, ma l’odore svanisce, il sapore esala (vien fuori), il colore muta, cambia la sua forma e la materia diventa liquida e si riscalda.
Quindi possiamo dire che il pezzo di cera muta totalmente il suo aspetto, tanto che i nostri sensi non lo percepiscono più come prima. Se noi prendiamo un pezzo di acciaio e lo immergiamo nel fuoco l’acciaio muta totalmente.
Che cosa emerge da questo esempio?
Emerge che la conoscenza delle cose percepite e la loro distinzione non può basarsi solo sulle conoscenze sensitive.
Cartesio continua e ci spiega perché questa fase percettiva sia importante. Essa appare importante perché è la fase dell’esperienza sensibile; qualunque attività conoscitiva ha bisogno di una fase osservativa. Cioè i fenomeni devono essere osservati.
Pitagora per descrivere le altezze dei suoni (ha inventato il pentagramma) è arrivato a questa intuizione osservando un fabbro che batteva sull’incudine: rendendosi conto che il suono di un martello più pesante era più lungo rispetto al suono di un martello più leggero. Il suono era lo stesso, ma in realtà cambiava la durata della sonorità.
Questo esempio ci porta dentro il problema cartesiano dell’osservazione empirica. Il filosofo francese però, per quanto egli reputi importante l’osservazione, ritiene che questa non basti per giungere ad una conoscenza di livello scientifico.
Cos’è allora la conoscenza scientifica per Cartesio?
Essa non è la pura osservazione, per quanto il momento empirico-osservativo sia fondamentale. Unitamente ad esso si rende necessario l’intervento di strumenti e di azioni che siano in grado di spiegare e di dare conto di ciò che avviene nella trasformazione della materia, anche in assenza di azioni percettive. Infatti, se noi guardiamo la trasformazione della materia non possiamo percepirne il mutamento interno (vediamo il ferro che diventa rosso ma non ne vediamo il processo interno) .
Perché un corpo metallico, o un corpo ligneo, o una zolla di zucchero possono sciogliersi e trasformarsi sulla base di determinate temperature?
A questa domanda noi rispondiamo dicendo che determinati fenomeni si danno poiché intervengono delle forze o delle energie (noi diciamo che il ferro scioglie a 1000 gradi). Il bambino di una certa età, ad esempio, sa che mettendo il dito nel fuoco si brucia, pur non avendone l’esperienza ne è a conoscenza. Più avanti un filosofo ci dirà che la conoscenza si fonda su degli a priori, ossia delle norme, dei principi, e delle leggi che pur nascendo dall’esperienza progressivamente non hanno più bisogno di essa.
A scuola noi studiamo i principi della fisica e della matematica, che si sono costruiti nel tempo e soprattutto con l’esperienza ed hanno avuto poi una loro codificazione normativa. Potremmo anche dire che tali principi hanno una dimensione astratta, generalizzante, dalla quale noi possiamo dedurre ed esprimere rappresentazioni e spiegazioni di fenomeni particolari.
Cartesio ci sta dicendo le stesse cose di Galileo Galilei, ossia che nella ricerca scientifica ci sono momenti in cui interviene la ragione, ovvero i principi generali della scienza, cioè della fisica e della matematica, e momenti in cui si conducono osservazioni e sperimentazioni sui fenomeni (Sensate esperienze).
La scienza misura fenomeni di tipo quantitativo.
Ad esempio, se noi poniamo una domanda:
Perché le persone, di fronte ad un evento della natura rappresentato in un quadro o in una poesia si commuovono?
Il poeta risponderebbe che la natura è bella; lo scienziato invece si porrebbe il problema di misurare cosa provocano gli impulsi di quella visione sul cervello.
L’artista si basa su una visione qualitativa, la scienza invece ha bisogno di osservare i fenomeni e di spiegarli in termini quantitativi, spaziali e temporali utilizzando i principi della scienza stessa.
Qui di seguito sono riportati dei possibili titoli che abbiamo proposto per il testo qui pubblicato. Chi vuole potrà leggere il testo, scegliere un titolo tra i seguenti o proporne uno nuovo.
Il mutare delle cose (Mura)
La dottrina di Cartesio(Careddu)
Cartesio e il mondo fisico(Nuvole - Achene)
Le verità di Cartesio (Desole - Sabino)
Ragione e scienza insieme (Marongiu)
Critica ai fenomeni illusori (Usai)
Cartesio in tutte le sue forme (Mocci)
I limiti dell’osservazione empirica cartesiana (Yassine)
Come interpretare il mondo (Sassu)
Ragione o osservazione? (Panai)
La guida per cercare la verità (Dasara)
La ragione fisica di Cartesio (Fadda)
La fisica di Cartesio (Pais)
Cos’è la conoscenza scientifica per Cartesio? (Zirattu)
La conoscenza scientifica tra osservazione empirica e principi razionali
La conoscenza secondo Cartesio (Doro - Solinas)
Lascia un commento...
Nessun commento trovato.